Il viaggio di Marco Polo: un storia che ti farà esclamare un “milione” di volte “lo voglio fare anch’io!”

Da sempre il viaggio rappresenta per l’uomo una fonte inesauribile di meraviglia, conoscenza ed esperienze, racchiude il desiderio di avventura, di evasione, e tocca nel profondo la nostra sfera emotiva. Un viaggio non è quindi soltanto uno spostamento da un punto A ad un punto B, non si tratta solo di leggi della fisica, è un momento di “elevazione dello spirito”, per dirla con Hegel. Qualsiasi luogo visiteremo, qualsiasi piazza calpesteremo, qualsiasi opera d’arte catturerà il nostro sguardo, lascerà un segno indelebile nella nostra anima. Si viaggia per passione, per curiosità, si viaggia per avere occhi nuovi.

E provate soltanto ad immaginare cosa provarono le pupille del giovane Marco Polo, quando, nel lontano 1271, fece vela dal porto veneziano alla volta dell’allora lontanissimo ed esotico continente asiatico.

A soli 17 anni ebbe la fortuna di intraprendere un viaggio straordinario, lungo e avventuroso, di incontrare nuovi popoli ed etnie, grazie al padre Niccolò e allo zio Matteo, che lo iniziarono al commercio della seta. E proprio seguendo la via della seta i Polo fecero tappa in Terrasanta, a San Giovanni d’Acri, per poi attraversare la Turchia, la Persia, l’Afghanistan, il deserto del Gobi, per giungere infine, dopo quattro anni, nella Cina del nord, il Catai, alla corte del Kublai Kan, il Gran Kan dei Mongoli. Possiamo solo immaginare cosa provò il giovane della Serenissima quando si ritrovò ad ammirare il bizzarro popolo dei tartari dagli abiti in seta, le metropoli ricchissime, le strade immense, le usanze pagane e i favolosi tesori alla corte del Kan,

il più grande palazzo che si sia mai visto, è palazzo tanto bello e maestoso che nessuno al mondo che avesse la facoltà di farlo avrebbe saputo disegnarlo e costruirlo in modo migliore. Le mura erano ricoperte d’oro e d’argento, adorne di statue di draghi, animali e uccelli dorati, cavalieri e idoli. Il tetto elevato, vermiglio, giallo, verde e blu, splendeva come cristallo. Gli splendidi parchi erano pieni di animali di ogni tipo.

Questo racconta Marco Polo del suo primo incontro con l’Oriente ne Il Milione, il primo resoconto di viaggio della storia, che riporta i dettagli, le curiosità e le storie più avvincenti del favoloso viaggio dei Polo, un’avventura tra Oriente e Occidente, che segna il primo sodalizio tra le due civiltà. Marco infatti, divenuto il prediletto del Kan, rimase al suo servizio per ben 17 anni, investito di onori e cariche governative. Consigliere e ambasciatore, fu spesso mandato in missioni ufficiali, il che gli consentì di scoprire e conoscere anche le regioni più estreme come lo Yunnan, il Tibet, la Birmania e l’India. Rapito dal canto d’usignolo e dalla bellezza esotica, s’innamorò poi della principessa Hao Dong, la figlia del Gran Kan, e il matrimonio tra i due suggellò ulteriormente il sodalizio tra i due mondi. Ma, come ogni viaggio che si rispetti, non c’è partenza a cui non corrisponda un ritorno, così, dopo 17 lunghi anni, i Polo lasciarono la florida terra asiatica, per far ritorno nella natìa repubblica di San Marco, dopo ben 24 anni di assenza. Inutile dire che, una volta sbarcati, al primo sguardo nessuno li riconobbe, avendo assunto ormai lo stile tartaro nel vestire e nel modo di portare barba e capelli.

Young Marco Polo

Questo a dimostrazione di quanto un viaggio possa cambiare delle vite, arricchirle, sconvolgerle, offrire delle possibilità altrimenti precluse. Chissà come sarebbe stata la vita del giovane Marco se quel giorno non fosse salpato alla volta del Catai, avrebbe commerciato stoffe oppure avrebbe costruito navi, certo è che non avrebbe mai avuto la possibilità di vivere quelle avventure, solcare mari, attraversare il deserto e scalare le vette innevate tibetane, non avrebbe scoperto l’esistenza di usi e costumi diversi, né avrebbe potuto aspettarsi di ricoprire delle cariche di pregio. Questo è il bello del viaggio, non sapere mai cosa ci si può aspettare, quali opportunità ci siano in serbo per noi, ed è proprio l’imprevedibile a rendere il tutto ancora più accattivante. È per questo che l’uomo non ha mai smesso di viaggiare, di trovare nuovi orizzonti da esplorare, di stupirsi di fronte alle bellezze e le diversità del mondo.

Basta leggere i racconti trascritti da Rustichello da Pisa nel Milione per comprendere la meraviglia e il fascino che si prova nello scoprire una civiltà così antica, così diversa dalla nostra, una civiltà che mantiene ancora oggi quell’aura di mistero, di esotico, una civiltà che ha ancora tanto da offrire. Ed è per questo che in tanti oggi seguono le orme dei Polo, i pionieri della Cina, e mantengono vivo quel legame, quello scambio, quel sodalizio tra oriente e occidente iniziato secoli fa e che non avrà mai fine, perché dove c’è dialogo, stimolo e apertura ci sarà sempre crescita, ricchezza e nuove opportunità. Tutto sta a cogliere con mente aperta le occasioni che ci vengono offerte, il kαιρός, come direbbero i greci, che sia un viaggio, un progetto di formazione, un lavoro, ogni possibilità potrebbe essere quella che ci cambierà la vita, la chiave di svolta, l’incentivo a imbarcarci sulla nave che ci porterà a vele spiegate dritta verso il nostro futuro.

Anthea Claps

Anthea Claps

Laureata in Filologia classica presso l'Università Federico II di Napoli, ha una grande passione per l'arte, la musica e i viaggi. Animata da insaziabile curiosità, sostiene l'importanza della cultura e del "never stop training".

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